Carmine Benincasa

Prof. Carmine Benincasa

Nell’arte romantica, scriveva Marguerite Yourcenar (1), l’uomo si getta sulla natura, portandovi la sua pena e le sue grida. Nell’arte del novecento, l’uomo fa esplodere la natura, arresta o affretta precipitosamente l’evoluzione delle forme. Nel 1942 la Yourcenar nel suo Carnet di appunti (1942-1948): annotava “Ogni uomo è signore, a bordo, dopo Dio. Ogni uomo è prigioniero in fondo alla stiva. E nave e insieme marinaio. Oceani vuoti, coste abbandonate per sempre o mai raggiunte, fari, naufragi, bottiglie a mare: eccoci tornati ai tempi in cui le metafore riacquistano valore e sostanza di cose; di nuovo si misurano in miglia marine o terrestri, in unità di spazio o di pericolo. E se la bottiglia, con una chioma d’alghe, danza per sempre sul mare senza che nessuno la scorga, la ripeschi e la salvi, avrai almeno fatto galleggiare un fragile oggetto umano sulla superficie delle onde “sono figlio della terra e del cielo stellato sono della stessa sostanza del cielo”, un iniziato greco in una delle più pure poesie (2).

Luciano Tomasi entra in comunione con il cosmo attraverso la sua delicatissima pittura, leggera, appena accennata nei tratti e con un tenue colore che non forza le cose, le accarezza ( cavalli o paesaggi di campi o marine pullulanti dal velo della memoria).
Come ha scritto Rocco Bottiglione presentando una sua personale, nel 2005, Tomasi usa una tecnica che esprime con delicatezza gli stati d’animo. “Paesaggi, mare, cieli, traggono ispirazione e identità dal legame con la propria terra” (3). La sua pittura è un brano autobiografico di una creatura di pace e di contemplazione. I suoi quadri non spalancano né violentano la nostra coscienza, piuttosto con pudore bussano al nostro sguardo per chiedere parziale condivisione di sentimenti e di orizzonti. Cercano solo l’equivalente della notazione musicale o del linguaggio dei Numeri. E’ nelle sue opere in grande viene accarezzato con delicato stupore. Questa è la vita. Tomasi la sa amare con morbida carezza di sguardo.

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