Costanzo Costantini

La mano leggera di Luciano Tomasi
di Costanzo Costantini

Una volta i pittori e gli scultori gareggiavano nel disegno, fors’anche perché nelle scuole veniva insegnato loro che Leonardo considera il disegno un’arte divina. E non parlo dei pittori e degli scultori del passato, ma dei pittori e degli scultori moderni, prossimi a noi o tuttora operanti, come Macari, Guttuso, Clerici, Vespignani, Caruso, Porzano … Il giovanissimo Vespignani si era presentato con una cartella di disegni sotto il braccio a Gaspero Del Corso, il leggendario gallerista della Marcherita, poi diventa il più che celebre Obelisco di via Sistina. Il giovane Clerici era andato da Savino con un album di disegni. Anche Giorgio de Chirico considerava il disegno un’arte divina, base di ogni costruzione plastica. Emilo Greco era oltremodo orgoglioso perché Ricasso lo aveva definito uno dei migliori disegnatori d’Europa.
Questo preambolo per dire che Luciano Tomasi è un valente disegnatore. Egli possiede una mano leggera, un segno rapido, preciso e conciso. I suoi disegni, a matita o a china, hanno una levità, un nitore, una purezza più che notevoli. Poche linee, pochi tratti, qualche tratteggio a mò di chiaroscuro, come nelle Nature Morte con bottiglie, vasi, bicchieri e libri. Piccoli esempi mirabili di sapienza tecnica, che evocano il magistero di Morandi e di Greco.
I suoi acquerelli e i suoi olii rivelano una fantasia compositiva e una gamma cromatica più varie e più ricche, ma sono anch’essi ispirati, in prevalenza, allo stesso rigore. Gli acquerelli, in particolare, ci pongono sotto gli occhi paesaggi incantati, dalle atmosfere sospese, dalle cromie soffuse, come nella pittura primitiva italiana. Radure multicolori, dalle variazioni e gradazioni appena percettibili, campiture dalle quali spuntano cespugli, macchie, alberelli, casupole, o alberi alti e sottili dal fogliame trinato di contro a cieli evanescenti, entro grandi spazi monocromi, gialli, cinerini, azzurrognoli, rosati.
Ma talora il pennello scalpita e il paesaggio si accende, s’arruffa, esplode o divampa, come nell’acquerello con il quale ha ottenuto il Premio Acquisto da parte della Biblioteca di Latina, o l’olio in cui una barca è in balia d’un mare in tempesta sotto un cielo corrusco, investito da bagliori d’incendio.
Oltre che la leggerezza del segno, Luciano Tomasi si distingue per l’uso dei mezzi toni, nonché per le atmosfere rarefatte, velate di magia, che attingono la sfera della poesia.

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